Negli ultimi anni si è molto sviluppato il
concetto di ‘cammino’ inteso come viaggio a piedi – o in bicicletta – in genere
della durata di svariati giorni, lungo percorsi tradizionali appositamente
recuperati e segnalati a cura di diverse associazioni di appassionati o di
organizzazioni che spesso coinvolgono le amministrazioni pubbliche delle zone
attraversate. Uno dei primi di tali percorsi, certamente il più famoso, è il
Cammino di Santiago che conduce al santuario di Santiago de Compostela, nella
Spagna settentrionale ed è percorso ogni anno da migliaia di viaggiatori e
pellegrini. In Italia abbiamo la Via Francigena - che provenendo dall’Inghilterra,
attraverso la Francia e la Svizzera, scende dal passo del Gran San Bernardo, oppure
dal Moncenisio e si dirige a Roma – e ormai moltissimi altri.
Qui vogliamo parlare del Cammino dei Sacri Monti,
quei peculiari luoghi presenti in Piemonte, canton Ticino e Lombardia occidentale la cui
realizzazione risale in genere all’epoca della Controriforma e all’ispirazione
di san Carlo Borromeo. Il percorso è presentato in libretto – intitolato ‘Il
devoto cammino dei sacri monti’ - recentemente pubblicato per i tipi del
National Geographic Italia e curato da Franco Grosso e Renata Lodari, esperti
del settore. L’itinerario proposto – oltre 700 kilometri suddivisi in 30 tappe –
è suddiviso in un percorso ad anello che partendo idealmente dal sacro monte di
Orta San Giulio va a toccare quelli di Varallo Sesia, Oropa, Bielmonte – nel Canavese
– e Crea, nel Monferrato per ritornare poi al punto di partenza. Vi è poi un
raggio che, partendo sempre da Orta e passando per il colle di San Carlo ad
Arona, arriva a Verbania dove si sdoppia. Un primo ramo prosegue verso Ghiffa e
Locarno, mentre il secondo attraversa il lago Maggiore, passa per Varese e raggiunge
il sacro monte di Ossuccio, paese posto sulla riva occidentale del lago di
Como.
Ma la parte di percorso più interessante per noi
cusiani e ossolani è il raggio che, partendo dal Calvario di Domodossola, percorre
tutta l’Ossola inferiore, da Gravellona Toce sale a Casale e, passando poi per
Montebuglio, Gattugno Crusinallo e Omegna termina ancora una volta a Orta.
I
percorsi segnalati seguono, ovunque possibile, le vecchie strade pedonali che
collegano i paesi; solo dove non si può fare altrimenti ricalcano le carrozzabili,
in genere quelle secondarie, in modo da limitare al massimo, per ovvi motivi di
sicurezza e di ‘salute respiratoria’, il contatto tra i camminatori e il
traffico veicolare.
Da
casalesi è interessante segnalare come l’itinerario passi a poca distanza dal
santuario del Getsemani, del quale si potrebbe consigliare una visita – per lo
meno al parco e alla parte esterna della chiesa, con i grandi dipinti di Theodore
Strawinsky ispirati alla Passione di Cristo – pur con tutte le limitazioni
dovute al progressivo stato di abbandono della grande struttura voluta negli
anni ’50 del secolo scorso dal professore Luigi Gedda. Chissà che questo non
costituisca, finalmente uno spunto per il suo recupero, magari per dedicalo a
punto tappa per i camminatori e a centro studi sull’ambiente della montagna e
sul ‘mondo’ dei Sacri Cammini e del turismo lento ed ecocompatibile in genere.
Hai
visto mai?
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