Lo avrai,
camerata Kesselring,
il monumento che pretendi da noi italiani,
ma con che pietra si costruirà
a deciderlo tocca a noi.
Non coi sassi affumicati
dei borghi inermi straziati dal tuo sterminio,
non con la terra dei cimiteri
dove i nostri compagni giovinetti
riposano in serenità,
non con la neve inviolata delle montagne
che per due inverni ti sfidarono,
non con la primavera di queste valli
che ti videro fuggire.
Ma soltanto col silenzio del torturati,
più duro d'ogni macigno.
Soltanto con la roccia di questo patto
giurato fra uomini liberi,
che volontari si adunarono,
per dignità e non per odio,
decisi a riscattare
la vergogna e il terrore del mondo.
Su queste strade, se vorrai tornare,
ai nostri posti ci ritroverai,
morti e vivi, con lo stesso impegno,
popolo serrato intorno al monumento
che si chiama,
ora e sempre,
RESISTENZA
camerata Kesselring,
il monumento che pretendi da noi italiani,
ma con che pietra si costruirà
a deciderlo tocca a noi.
Non coi sassi affumicati
dei borghi inermi straziati dal tuo sterminio,
non con la terra dei cimiteri
dove i nostri compagni giovinetti
riposano in serenità,
non con la neve inviolata delle montagne
che per due inverni ti sfidarono,
non con la primavera di queste valli
che ti videro fuggire.
Ma soltanto col silenzio del torturati,
più duro d'ogni macigno.
Soltanto con la roccia di questo patto
giurato fra uomini liberi,
che volontari si adunarono,
per dignità e non per odio,
decisi a riscattare
la vergogna e il terrore del mondo.
Su queste strade, se vorrai tornare,
ai nostri posti ci ritroverai,
morti e vivi, con lo stesso impegno,
popolo serrato intorno al monumento
che si chiama,
ora e sempre,
RESISTENZA
Piero Calamandrei
nell'8° anniversario del sacrificio di Duccio Galimberti
Cuneo, 4 dicembre 1952
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