Chi può dia, chi ha bisogno prenda». È il meccanismo di autoaiuto messo in campo da Casale Corte Cerro, paese di neanche quattromila abitanti a metà strada tra i laghi d’Orta e il Maggiore. Dove non mancano le vecchie e nuove povertà, ma dove si registra anche tanta solidarietà. Il progetto si basa sul senso di altruismo: sensibilizza le coscienze all’essere generosi e al tempo stesso a non approfittare dove «tanto nessuno può vedere».
Non è certo il primo caso in Italia, ma la «Spesa so...spesa» di Casale Corte Cerro ha un’organizzazione speciale con ceste in quattro punti del borgo, che sono sempre piene di prodotti alimentari, non solo di prima necessità. Sempre piene non perché nessuno prende, ma perché c’è la fila anche per donare. Pasta, biscotti, sughi, tortine, carne in scatola, anche Nutella. L’iniziativa è partita una quindicina di giorni fa su iniziativa della Pro loco: «Casale è una comunità che partecipa - dice con orgoglio Giovanni Lisa, il vice presidente -. Lasciamo libertà alla gente, e non ci delude. Ne eravamo sicuri».
La partenza è stata con appoggio alla bottega del paese (che rimane un punto di raccolta), tuttavia non era il luogo adatto: «Abbiamo notato che non funzionava perché chi aveva necessità era frenato dal farsi avanti. Tanti donavano, pochi prendevano. Così abbiamo optato per posti che garantiscano la dignità personale, le chiese».
Da qualche giorno perciò, in accordo con il parroco don Massimo Galbiati, i generi alimentari si trovano fuori dalle quattro chiese: a Casale e nelle frazioni di Montebuglio, Cereda e Ramate. «Non possiamo avere la certezza che non ci sia qualcuno che se ne approfitta, ma siamo certi del cuore solidale e del buon senso dei casalesi. Chi ha bisogno, qui un aiuto lo riceve». —
Beatrice Archesso
Beatrice Archesso
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