Giulio, Giuliano, Gaudenzio.
Sono questi i tre nomi che, nelle fredde giornate di gennaio, ricordano i santi che, in epoca romana, portarono la ‘vera fede’ in queste nostre terre, gli stessi che condividono con Mauro e Antonio abate l’appellativo di mërcänt ëd fiòcä.
I primi due - fratelli, sacerdote il primo, diacono l’altro - provenienti dall’isola greca di Egina, avevano fatto voto di erigere cento chiese prima di morire e vennero a terminare la loro opera di costruttori proprio nelle nostre terre, a Crusinallo, sull’isola del Cusio e a Gozzano. Per questo straordinario impegno Giulio divenne patrono dei muratori e ancor’oggi viene da loro solennemente festeggiato nel giorno della sua ricorrenza, il 30 di Gennaio. Molte sono le leggende legate alla loro figura, a cominciare dalla durezza di cuore degli omegnesi che scacciarono Giulio lanciandogli delle rape (bondogn); il sant’uomo (discäscià ä bondonài) si allontanò solcando il lago sul suo mantello e usando quale remo il lungo bastone di pellegrino, ma la sua maledizione colpì gli orgogliosi Lupi impedendo da allora la coltivazione delle rape sul loro territorio. Giunto all’isola ne allontanò i serpenti che vi dimoravano – senza ucciderli, si badi bene! - e vi costruì la penultima basilica, mentre il fratello edificava l’ultima a Gozzano; si dice che possedessero un solo martello e dovessero quindi lanciarselo da un cantiere all’altro.
Di Giuliano, festeggiato il 9 gennaio, si racconta invece che, recatosi nella valle dell’Agogna a prelevare dei tronchi per le travature della sua chiesa, un lupo gli sbranasse il bue aggiogato al carro. Ma il santo, per nulla scoraggiato, condannò la belva a prendere il posto tra le stanghe, fungendo da allora da ‘sostituto’ al traino del pesante mezzo.
Gaudenzio era invece originario di Ivrea. Fu esiliato in oriente con s. Eusebio, primo vescovo di Vercelli, durante le lotte tra ariani e cattolici, e al ritorno, intorno al 400, fu inviato da Simpliciano - successore di sant’Ambrogio a Milano - a evangelizzare il territorio di Novara insieme al diacono Lorenzo, che in quella città fu martirizzato sulla graticola. Gaudenzio divenne a sua volta il primo vescovo di Novara, dove morì, già in odore di santità, il 22 gennaio del 418.
Sono questi i tre nomi che, nelle fredde giornate di gennaio, ricordano i santi che, in epoca romana, portarono la ‘vera fede’ in queste nostre terre, gli stessi che condividono con Mauro e Antonio abate l’appellativo di mërcänt ëd fiòcä.
I primi due - fratelli, sacerdote il primo, diacono l’altro - provenienti dall’isola greca di Egina, avevano fatto voto di erigere cento chiese prima di morire e vennero a terminare la loro opera di costruttori proprio nelle nostre terre, a Crusinallo, sull’isola del Cusio e a Gozzano. Per questo straordinario impegno Giulio divenne patrono dei muratori e ancor’oggi viene da loro solennemente festeggiato nel giorno della sua ricorrenza, il 30 di Gennaio. Molte sono le leggende legate alla loro figura, a cominciare dalla durezza di cuore degli omegnesi che scacciarono Giulio lanciandogli delle rape (bondogn); il sant’uomo (discäscià ä bondonài) si allontanò solcando il lago sul suo mantello e usando quale remo il lungo bastone di pellegrino, ma la sua maledizione colpì gli orgogliosi Lupi impedendo da allora la coltivazione delle rape sul loro territorio. Giunto all’isola ne allontanò i serpenti che vi dimoravano – senza ucciderli, si badi bene! - e vi costruì la penultima basilica, mentre il fratello edificava l’ultima a Gozzano; si dice che possedessero un solo martello e dovessero quindi lanciarselo da un cantiere all’altro.
Di Giuliano, festeggiato il 9 gennaio, si racconta invece che, recatosi nella valle dell’Agogna a prelevare dei tronchi per le travature della sua chiesa, un lupo gli sbranasse il bue aggiogato al carro. Ma il santo, per nulla scoraggiato, condannò la belva a prendere il posto tra le stanghe, fungendo da allora da ‘sostituto’ al traino del pesante mezzo.
Gaudenzio era invece originario di Ivrea. Fu esiliato in oriente con s. Eusebio, primo vescovo di Vercelli, durante le lotte tra ariani e cattolici, e al ritorno, intorno al 400, fu inviato da Simpliciano - successore di sant’Ambrogio a Milano - a evangelizzare il territorio di Novara insieme al diacono Lorenzo, che in quella città fu martirizzato sulla graticola. Gaudenzio divenne a sua volta il primo vescovo di Novara, dove morì, già in odore di santità, il 22 gennaio del 418.
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