Venerato alla Turigiä il 28 Novembre.
Patrono dei cacciatori e dei tessitori.
Placido, generale romano sotto l’imperatore Traiano, un giorno cacciando stava per uccidere un magnifico cervo, quando vide apparire tra le sue corna una croce luminosa; fu il segno che lo portò alla conversione alla nuova fede, con tutta la sua famiglia e a cambiare il proprio nome in quello di Eustachio. Venne dapprima congedato con disonore dall’esercito e ridotto a vivere da contadino, poi richiamato in servizio da Adriano che aveva bisogno di buoni ufficiali nelle sue guerre contro i barbari.
Ottenuta la vittoria però, il santo si rifiutò di offrire sacrifici agli dei di Roma e il nuovo imperatore, furibondo, ordinò che venisse dato in pasto alle belve del circo, queste rifiutarono però di assalirlo e la pena fu quindi tramutata nella condanna alla cremazione, così come usavano anticamente i fenici e i tiranni siciliani.
A Casale la figura di S. Eustachio è legata la miracolo della Turigiä, di cui si parlò nel taccuino dello scorso anno. In quell’occasione i nostri avi invocarono l’aiuto del santo affinchè li proteggesse dalla peste e non si deve trattare soltanto di una leggenda; dai registri della parrocchia risulta che ancora all’inizio di questo secolo, il 12 Maggio di ogni anno, si svolgeva una solenne processione “in adempimento di voto fatto dal Comune di Casale Corte Cerro”, dalla chiesa parrocchiale sino alla cappelletta. Qui venivano benedette le campagne circostanti e venivano cantati l’antifona e l’oremus di S. Eustachio con l’aggiunta della formula: “A peste, fame et bello – libera nos Domine”. Da notare che il rito aveva inizio, come altri simili, alle cinque e trenta del mattino perchè alle sette suonavano le sirene dei fabbriconi: la “voce dei padroni” chiamava a raccolta i lavoratori.
Alla Turigiä l’immagine principale è però quella della Madonna del Sangue, venerata nel santuario vigezzino di Re. La Vergine è rappresentata assisa in trono, il figlio in braccio e la ferita in fronte ben visibile; il cartiglio che sempre l’accompagna recita: In gremio Matris sedet sapientia Patris.
Patrono dei cacciatori e dei tessitori.
Placido, generale romano sotto l’imperatore Traiano, un giorno cacciando stava per uccidere un magnifico cervo, quando vide apparire tra le sue corna una croce luminosa; fu il segno che lo portò alla conversione alla nuova fede, con tutta la sua famiglia e a cambiare il proprio nome in quello di Eustachio. Venne dapprima congedato con disonore dall’esercito e ridotto a vivere da contadino, poi richiamato in servizio da Adriano che aveva bisogno di buoni ufficiali nelle sue guerre contro i barbari.
Ottenuta la vittoria però, il santo si rifiutò di offrire sacrifici agli dei di Roma e il nuovo imperatore, furibondo, ordinò che venisse dato in pasto alle belve del circo, queste rifiutarono però di assalirlo e la pena fu quindi tramutata nella condanna alla cremazione, così come usavano anticamente i fenici e i tiranni siciliani.
A Casale la figura di S. Eustachio è legata la miracolo della Turigiä, di cui si parlò nel taccuino dello scorso anno. In quell’occasione i nostri avi invocarono l’aiuto del santo affinchè li proteggesse dalla peste e non si deve trattare soltanto di una leggenda; dai registri della parrocchia risulta che ancora all’inizio di questo secolo, il 12 Maggio di ogni anno, si svolgeva una solenne processione “in adempimento di voto fatto dal Comune di Casale Corte Cerro”, dalla chiesa parrocchiale sino alla cappelletta. Qui venivano benedette le campagne circostanti e venivano cantati l’antifona e l’oremus di S. Eustachio con l’aggiunta della formula: “A peste, fame et bello – libera nos Domine”. Da notare che il rito aveva inizio, come altri simili, alle cinque e trenta del mattino perchè alle sette suonavano le sirene dei fabbriconi: la “voce dei padroni” chiamava a raccolta i lavoratori.
Alla Turigiä l’immagine principale è però quella della Madonna del Sangue, venerata nel santuario vigezzino di Re. La Vergine è rappresentata assisa in trono, il figlio in braccio e la ferita in fronte ben visibile; il cartiglio che sempre l’accompagna recita: In gremio Matris sedet sapientia Patris.
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