da Il Falò, Settembre 2002
Già in altra sede si sono recentemente ricordati i tristi avvenimenti di quel agosto del ’44, culminati nell’eccidio di sei partigiani della divisione alpina Beltrami all’alpe Grandi. Ma forse ancor peggiore fu il mese successivo.
Settembre iniziò con la rivincita dei patrioti: il giorno 5 i reparti della Beltrami e della seconda divisione garibaldina Redi occupavano Omegna e dilagando per la Corcera fino alla discesa di Santa Maria, dove si trovava il posto di blocco tedesco, e attestandosi alla Turigia, da dove i tiratori scelti tenevano sotto pressione il presidio nazifascista di Gravellona. Questo non tardò a reagire: la mattina dell’11 le batterie d’artiglieria installate nel piazzale della chiesa presero a bombardare Casale e le sue frazioni, provocando ingenti danni e allentando la pressione dei partigiani.
Due giorni più tardi però, i georgiani inquadrati nella Redi scatenarono un furioso attacco ai reparti fascisti appostati nello stabilimento Furter di Santa Maria: iniziava così la battaglia di Gravellona, cui parteciparono i patrioti di tutte le formazioni presenti in zona. Per due interi giorni i combattimenti infuriarono nella cittadina; si arrivò anche alla resa di alcuni reparti repubblichini, ma la maggior parte del presidio riuscì a trincerarsi in alcuni edifici del centro e a resistere sino all’arrivo dei rinforzi da Baveno e da Pallanza. I partigiani dovettero rapidamente ripiegare verso la montagna, lasciando sul terreno 35 morti.Iniziò immediatamente la controffensiva e la vendetta non si fece attendere. Il 14 settembre, mentre l’Ossola festeggiava l’inizio dei ’40 giorni di libertà’, un reparto della GNR (guardia nazionale repubblicana) piombava su Ricciano, dove, non trovando che donne, vecchi e bambini – tutti gli uomini validi erano fuggiti – saccheggiava ed incendiava tutte le case della piccola frazione.
Settembre iniziò con la rivincita dei patrioti: il giorno 5 i reparti della Beltrami e della seconda divisione garibaldina Redi occupavano Omegna e dilagando per la Corcera fino alla discesa di Santa Maria, dove si trovava il posto di blocco tedesco, e attestandosi alla Turigia, da dove i tiratori scelti tenevano sotto pressione il presidio nazifascista di Gravellona. Questo non tardò a reagire: la mattina dell’11 le batterie d’artiglieria installate nel piazzale della chiesa presero a bombardare Casale e le sue frazioni, provocando ingenti danni e allentando la pressione dei partigiani.
Due giorni più tardi però, i georgiani inquadrati nella Redi scatenarono un furioso attacco ai reparti fascisti appostati nello stabilimento Furter di Santa Maria: iniziava così la battaglia di Gravellona, cui parteciparono i patrioti di tutte le formazioni presenti in zona. Per due interi giorni i combattimenti infuriarono nella cittadina; si arrivò anche alla resa di alcuni reparti repubblichini, ma la maggior parte del presidio riuscì a trincerarsi in alcuni edifici del centro e a resistere sino all’arrivo dei rinforzi da Baveno e da Pallanza. I partigiani dovettero rapidamente ripiegare verso la montagna, lasciando sul terreno 35 morti.Iniziò immediatamente la controffensiva e la vendetta non si fece attendere. Il 14 settembre, mentre l’Ossola festeggiava l’inizio dei ’40 giorni di libertà’, un reparto della GNR (guardia nazionale repubblicana) piombava su Ricciano, dove, non trovando che donne, vecchi e bambini – tutti gli uomini validi erano fuggiti – saccheggiava ed incendiava tutte le case della piccola frazione.
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