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giovedì 10 novembre 2011

San Martino



L'è dré fàa sän Märtin, si dice ancor oggi di chi sta traslocando. Ricordo di tempi in cui l’11 di novembre segnava la fine dell’annata agraria, il momento dei rendiconti per affittuari e mezzadri dei fondi agricoli e del trasferimento delle loro famiglie da un podere all’altro, con le povere masserizie caricate su un grande carro a banchi – ël sciäräbän, dal francese char a banc – trainato per le carrarecce da un magro cavallo o, più spesso, da una coppia di buoi.
Una data importante, quella di san Martino, vero e proprio capodanno contadino. Lì iniziava il periodo di libero transito per ‘le campagne’ e lì si celebravano i riti pagani di Martinmas, il giorno di Martino; in quella notte il santo cavalcava per i gerbidi e dal suo mantello si liberavano folate di neve.
Stagione di caccia e di primi freddi, quando ‘la nebbia agl’irti colli’… Ricordo di anni lontani, quando si cominciava ad andare a scuola con i calzoni lunghi e il ciocco di legna per alimentare la grande stufa di ghisa piazzata in mezzo all’aula; quando le pannocchie del mëlgón erano legate ad essicare alle ringhiere dei balconi e le castagne erano stese sul lobbión. Quando…
barba Bonìn

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