Martino, ufficiale della cavalleria romana nato in Pannonia, l’odierna Ungheria, e mandato a servire l’impero nella Gallia settentrionale, è noto per il gesto con cui, secondo la leggenda, divise il mantello della sua uniforme per dividerlo con un mendicante che soffriva per il freddo inverno. Per questo il milite, divenuto poi sacerdote e infine vescovo di Tours, nella valle della Loira, è considerato il patrono dei poveri e dei mendicanti.
La sua festa cade l’undici novembre, quando dovrebbe cominciare quel breve periodo noto appunto come l’estate di san Martino, ultimo sprazzo di bel tempo prima dell’arrivo dell’inverno che, sempre secondo la leggenda, il buon Dio avrebbe donato al santo, a sua volta intirizzito, per compensarlo del suo gesto. Quel giorno è considerato di‘d marca, segnatempo: se il sole tramonta con il sereno l’inverno sarà breve e mite, il contrario se vi sarà brutto tempo(ma qualcuno la racconta esattamente al contrario, per la serie se’l mont’Orfan gh’ha su ‘l capél, o chë piòv o chë fa bél…)
Nell’antica cultura contadina a san Martino terminava l’annata agraria e scadevano i contratti di mezzadria; ad alcune famiglie toccava quindi lasciare l’azienda nella quale avevano lavorato per trasferirsi altrove, portandosi dietro gli animali di proprietà e le povere masserizie caricate sul grande carro a banchi, char a bancs in francese da cui il piemontese sciäräbän. E da qui deriva quindi il noto modo di dire: fàa sän Märtìn, nel senso traslocare.
barba Bunìn
La sua festa cade l’undici novembre, quando dovrebbe cominciare quel breve periodo noto appunto come l’estate di san Martino, ultimo sprazzo di bel tempo prima dell’arrivo dell’inverno che, sempre secondo la leggenda, il buon Dio avrebbe donato al santo, a sua volta intirizzito, per compensarlo del suo gesto. Quel giorno è considerato di‘d marca, segnatempo: se il sole tramonta con il sereno l’inverno sarà breve e mite, il contrario se vi sarà brutto tempo(ma qualcuno la racconta esattamente al contrario, per la serie se’l mont’Orfan gh’ha su ‘l capél, o chë piòv o chë fa bél…)
Nell’antica cultura contadina a san Martino terminava l’annata agraria e scadevano i contratti di mezzadria; ad alcune famiglie toccava quindi lasciare l’azienda nella quale avevano lavorato per trasferirsi altrove, portandosi dietro gli animali di proprietà e le povere masserizie caricate sul grande carro a banchi, char a bancs in francese da cui il piemontese sciäräbän. E da qui deriva quindi il noto modo di dire: fàa sän Märtìn, nel senso traslocare.
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