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lunedì 26 luglio 2010

Devozioni d'estate

Giacomo, con il fratello Giovanni, fu uno dei primi apostoli chiamati dal Cristo a far parte dei Dodici. Fu anche uno dei primi martiri, fatto decapitare da Erode Agrippa il 25 luglio dell’anno 43 (o 44). Secondo la leggenda fu l’evangelizzatore della penisola iberica, dov’è ricordato come el Matamoros, l’uccisore dei mori; si racconta che durante la battaglia di Clavijo, combattuta il 23 maggio del 844 dal re Ramiro delle Asturie contro i musulmani che da alcuni secoli occupavano la Spagna, il santo comparve miracolosamente a capo delle armate cristiane e le guidò alla vittoria. Da qui la grande venerazione di cui gode in quel paese, concretizzata nell’erezione del santuario di Compostela.

Sant’Anna, venerata il 26 luglio insieme al marito Gioacchino, fu la madre di Maria. Viene comunemente raffigurata con un libro in mano, nell’atto di insegnare la lettura alla Madonna. E’ copatrona della parrocchia di Ramate nella cui chiesa parrocchiale è stato collocato, alcuni anni or sono, un antico dipinto su tela, realizzato da Marco Mattazzi da Massiola nel 1853 su commissione della benefattrice Marianna Beltrami, rappresentante la santa con la Madonna e Gioacchino. Marianna era una componente della ricca famiglia di cui già si ebbe occasione di parlare lo scorso anno, residente nella casa ora dei Battaini e forse ex monastero dei Cappuccini. Il quadro fu custodito per anni nella chiesa di S. Carlo a Casale e ne fu rimosso solo in seguito ai recenti lavori di restauro di quell’edificio, tornando così in quella che è la sua sede naturale.

San Lorenzo è festeggiato a Ramate, quale copatrono della parrocchia, il 10 Agosto. Patrono di rosticceri, osti, cuochi, bibliotecari, librai; è invocato contro gli incendi, la lombaggine e le malattie delle viti. Lorenzo fu diacono a Roma sotto papa Sisto secondo e con lui fu martirizzato durante il regno dell'imperatore Valeriano, nel 285. Famoso è il racconto della sua esecuzione, tramandatoci, tra gli altri, da S. Ambrogio: sarebbe stato bruciato su di una graticola, divenuta il simbolo che ne accompagna sempre la rappresentazione, e avrebbe avuto il coraggio di chiedere ai suoi carnefici di essere rigirato, così da venir servito ben cotto. Al suo nome è legato il fenomeno astronomico delle stelle cadenti che ogni anno si ripete, con intensità varia, proprio nei primi giorni di Agosto, ricordato anche dal Pascoli in una delle sue più famose liriche. Secondo la leggenda le meteore sarebbero il ricordo delle scintille incandescenti che sfuggivano dal fuoco durante il martirio del santo. E’ noto che i desideri espressi in segreto durante la caduta di una stella si avverano sempre.
L’intitolazione della Parrocchia di Ramate ai santi Lorenzo e Anna è recente, risale alla sua istituzione nel 1954; la chiesa oratorio di Ramate, costruita probabilmente già nel 1569, salvo ristrutturazioni, risulta invece dedicata al solo san Lorenzo: si poteva infatti leggere fino al 1959, sulla facciata anteriore, la scritta “D.O.M. S. LAURENTIO”.
E’ innegabile il legame esistente in passato tra il Santo e la popolazione ramatese, rilevabile dal ricorrente uso di Lorenzo nei battesimi; dall’intitolazione di una via; dalla collocazione della statua dietro l’altare principale, ove ora c’é il prezioso Crocefisso.

San Rocco è venerato alla Cereda il 16 Agosto. Confessore e pellegrino. Venerato a Parma e Venezia; protettore di chirurghi, farmacisti, becchini, selciatori, pellegrini, viaggiatori; degli armenti e degli animali più umili. Protettore contro la peste e le malattie epidemiche in genere e contro le catastrofi naturali.
Rappresentato con abito, cappello e bastone da pellegrino, mentre mostra una piaga della peste alla coscia; è accompagnato da un cane con una pagnotta in bocca.
Rocco, nato a Montpellier, in Linguadoca, alla fine del XIII secolo in una ricca e nobile famiglia, decise un giorno di donare tutte le sue proprietà ai poveri e partire pellegrino per Roma. Lungo il tragitto, tra Romagna, Marche e alto Lazio si imbatté però in molte località ove infuriava un'epidemia di peste e decise di fermarvisi per portare aiuto agli ammalati.
Raggiunse quindi la città santa dove si fermò alcuni anni, ma poi riprese la strada per il nord. A Piacenza trovò di nuovo il contagio e di nuovo si prodigò in aiuto dei bisognosi, finché anch'egli venne colpito dal terribile male. A questo punto decise di ritirarsi in una località isolata, in riva al Trebbia. Vi sarebbe morto di stenti se il cane di un signorotto dei dintorni non gli si fosse tanto affezionato da rifornirlo ogni giorno con il cibo sottratto alla cucina del suo padrone; costui finì per scoprire l'ammalato e si prese cura di lui sino a portarlo a guarigione.
Ripartì, il santo, alla volta di Novara e del lago Maggiore, ma, secondo la leggenda, giunto nei pressi di Angera fu scambiato per una spia e incarcerato nella rocca, da cui non sarebbe più uscito: vi morì cinque anni dopo, pare il 16 Agosto del 1327.

San Fermo. La devozione a questo santo è particolarmente radicata in tutta la nostra valle e praticata presso il santuario dell’omonima frazione di Omegna, storicamente Cranna Superiore, nome mantenuto sino al 1927 quando ancora, insieme a Gattugno, formava un comune autonomo, così come Crusinallo.
Fermo e Rustico, cittadini e soldati romani originari di Bergamo, vennero martirizzati a Verona nel 304, sotto l’imperatore Massimiano. Le loro spoglie subirono vari trasferimenti, prima in Africa, poi in Istria e a Trieste, quindi di nuovo a Verona, di cui Fermo divenne il santo patrono.
Il santuario di S. Fermo fu edificato in varie fasi, a partire dal 1670, partendo da un piccolo oratorio, probabilmente preesistente. In tutta la zona il Santo ha fama di guaritore, come testimoniano i numerosi ex voto custoditi all’interno della chiesa. E’ curioso notare come in alcuni testi del secolo scorso il santuario risulti dedicato a S. Como.
La ricorrenza del 9 Agosto vedeva, e in parte vede tutt’ora, accorrere gran folla di fedeli da tutt’intorno, a testimonianza di una devozione decisamente straordinaria.
Ricordiamo infine che immagini del santo appaiono nella chiesa di Tanchello e alla cappelletta del Lisgiöll ad Arzo.

San Bartolomeo, festeggiato il 24 agosto, fu uno dei dodici apostoli, portato a Cristo dall’amico Filippo. E’ ricordato soprattutto per il crudele martirio cui venne sottoposto, mediante scuoiatura, nel corso della seconda metà del primo secolo.

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