Dai
Bonìn, tirän su vunä… Era
l’invito che mi rivolgeva il Bruno praticamente ogni volta che ci incontravamo
- memore della mia militanza nel coro della Taurinense e del mio passato di
ricercatore nel campo della musica popolare – agli incontri degli Alpini o a qualche
cena di paese. O ancora quando ci fermavamo a casa sua durante il tradizionale
giro del Cantar Maggio. Sembrava tutto tranquillo, a quell’ora di notte, ma
dopo le prime due strofe la serranda dell’autorimessa si alzava e lui compariva
- magari in desabillé, ma con la
‘penna’ in capo – e scoprivi che aveva preparato il tavolino con le debite
‘munizioni da bocca’ per rifocillare i cantori. E allora attaccavamo, di solito
con “Agli uomini da bere vin sincero alfin si versi; l’acqua è fatta pei
perversi e ‘l diluvio lo dimostrò”. E poi via, di pezzo in pezzo, fino a
“Motorizzati a piedi, la penna sul cappel, lo zaino affardellato, l’Alpin l’è
sempre quel”.
Poi il morbo del tremore gli ha
progressivamente tolto l’uso delle gambe e della memoria, ma non la voglia di
vivere e cantare. Ci piace ricordarlo così, Bruno Richetti; il volontario della
Società Operaia e del circolo Arci e dell’Anpi, componente appassionato del
coro Monte Massone di Luzzogno e amico fraterno del Carlin Poletti - per anni
direttore del coro Stella Alpina di Berzonno - che ha preceduto il suo ‘andare
avanti’ solo di pochi mesi.
Ciao, Bruno. Ricordati dei tuoi Alpini mentre
canti nel grande coro del Paradiso.
(nella foto allegata Bruno Richetti, a
destra, mentre canta in compagnia di Claudio Pizzi, allora sindaco di Casale, e
di barba Bonin)
Nessun commento:
Posta un commento