Eh, già!
Eravamo tutti convinti che in
questo ventunesimo secolo, ormai ben avviato, certe cose non si sentissero più.
Scordate, sparite, morte, calate nella fossa con gli ultimi residuati dell’ottocento,
quei nonni che le raccontavano, che forse ancora ci credevano.
Eh, già!
E invece…
E invece basta uscire di casa
in sera di fine estate, una sera senza luna e con la luce incerta che trapela
tra le nuvole del temporale imminente… ed eccolo lì, a far capolino dal limite
del bosco. E’ lui, si, proprio lui: Puk delle colline, Puk delle foreste, Puk
il verde, quello che i vecchi chiamavano ‘l
folët Pagadebät.
E, guarda caso, compare in uno
di quei posti “sacri alla memoria”, luogo elevato, panoramico, prossimo a un
corso d’acqua, luogo dove gli antenati Leponti – e Pennini, e Agoni, e Insubri,
e Orobi - erano soliti riunirsi, in notti come questa, a celebrare i Riti e a
scambiare incontri con il Piccolo Popolo.
E il tempo si ferma…
Nessun commento:
Posta un commento