Eri nato il 14 gennaio del 1954 e sei mancato proprio il giorno
prima di compier i 60 anni. Sono venuto a salutarti per l'ultima volta e tua
moglie Nadia mi ha raccontato gli ultimi giorni della tua vita.
Sulle ginocchia ti hanno appoggiato il glorioso cappello, con la medaglia
dell'ottavo alpini e quella del tuo battaglione e la nappina bianca del Gemona.
Hai portato quel cappello per i tredici mesi di naja alla caserma
Zanibon di Pontebba, in Carnia, e alla Del Din di Tolmezzo durante il corso da
autista. Non lo hai mai ritirato; lo hai indossato alle adunate nazionali -
quando, dopo la morte di Renato Rossi, otto anni or sono, sfilavi con il
gagliardetto del gruppo di Casale - e nelle mille occasioni in cui gli alpini
in congedo sono presenti.
Tre mesi fa, il 14 ottobre sono tornato a Pontebba per rivedere la
caserma dove prestavi servizio e dove fui anch'io nel 1963. Purtroppo di quel edificio
non sono rimasti che vetri rotti e muri sbrecciati, invasi dai rovi. In
compenso ho potuto vedere la bella sede del locale gruppo ANA.
Ora, mentre riposi nel paradiso di Cantore, avrai tempo per
ripensare alle tante belle cose che hai contribuito a realizzare, come alpino e
nella tua vita privata. A noi, vecchi commilitoni, resta il ricordo delle tante
cene presso la nostra sede, con l'immancabile stufato d'asino e i funghi che tu
e tua moglie, grande cuoca, eravate così abili a trovare. Resta il ricordo
delle riunioni mensili a cui non mancavi mai, lavoro permettendo. Sappiamo che
sarai orgoglioso di tuo figlio Daniele, che prenderà il tuo posto.
Come detto dalla nostra amica Angela, durante il tuo funerale, ci
vorrebbe un libro per raccontare quanto hai saputo dare alla nostra comunità
con l'impegno di una vita intera.
Arrivederci, Fiorenzo, alpino dell'ottavo, e là dove sei,
ricordati di noi.
Ernesto
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