La
Vergine Maria è da sempre venerata come copatrona della parrocchia di San
Giorgio martire in Casale Corte Cerro, nelle immagini della Madonna del Rosario
o della Vergine assunta in cielo.
Una
ricorrenza particolare è quella che viene celebrata la terza domenica di
novembre, in corrispondenza con il ricordo della Dedicazione della Vergine al
Tempio, conosciuta come lä Madònä dij
Mätän, la Madonna
delle ragazze, o delle figlie. Il registro delle tradizioni e delle
consuetudini della parrocchia, compilato dai parroci a partire dagli ultimi
decenni dell'800, la cita come uso consolidato e non vi sono altri riferimenti
alla sua istituzione. Viene particolarmente solennizzata dai primi anni del
'900, quando l'arciprete don Pietro Tettoni fece collocare in chiesa la statua
lignea che ogni anno è portata in processione. Leggenda locale vuole che la
festa sia stata ‘inventata’ per dare soddisfazione alle ragazze che un tempo
venivano tenute sotto stretto controllo dalle famiglie e quindi, per un giorno
almeno, potessero divertirsi con una certa libertà.
Fu
collocata simbolicamente a fine autunno, quando tutte le famiglie erano ormai
rientrate dagli alpeggi e i lavori agricoli più pesanti terminati, permettendo
così momenti di pace e di svago impossibili in altri periodi dell’anno.
Un
mese prima l’arciprete ‘di moto proprio e senza obbligo di consultarsi con la
fabbriceria né alcun altro’, come recita il già citato registro delle usanze,
procedeva alla nomine della priora e della vice priora – signora maritata e non
vedova la prima, signorina la seconda – che per un anno avrebbero dovuto
collaborare all’organizzazione di alcuni eventi in parrocchia, in particolare
durante le festa patronali e copatronali, e sostenerne le attività economiche.
Reminescenza forse dell’esistenza di un’antica confraternita femminile, di cui
si sono però perse le tracce, erano cariche molto ambite ed esisteva un preciso
sistema di individuazione delle nominabili, sistema che tenesse conto
dell’attribuzione delle cariche, a rotazione, a persone residenti nelle diverse
frazioni su cui la parrocchia si articola.
Le
celebrazioni cominciavano la domenica precedente, seconda di novembre, con la
questua delle Cercone. Gruppi di tre ragazze, scelte dalle priore, andavano di
casa in casa a raccogliere oboli per le casse parrocchiali. Si portavano
appresso un alberello confezionato con un ramo di bosso (märtèlä) adorno di nastri colorati e di lustrini e in cambio delle
offerte lasciavano in dono noccioline o piccoli dolciumi. La loro ricompensa
consisteva nei tre abbondanti pasti della giornata – colazione, pranzo e cena –
che consumavano insieme presso l’abitazione di una delle tre, a rotazione. Oggi
giorno l’organizzazione non è più così rigida, l’età dei partecipanti si è
abbassata e dei gruppi, ormai a numero variabile, fanno spesso parte anche
bambini o ragazzi. Il ‘giro’ viene effettuato di sabato pomeriggio e il pasto
comunitario si è ridotto a uno solo, una cena offerta sempre dalle priore la
sera stessa.
Il
giorno della festa era prevista la Messa solenne con la presenza delle priore
‘in grande spolvero’, cui seguiva il pranzo di gala, sempre preparato dalle
priore, cui era d’obbligo invitare il parroco, l’eventuale coadiutore, il
predicatore che in queste occasioni era fatto intervenire per vivacizzare ancor
di più la celebrazione, il fabbriciere, l’organista e il sacrestano. Nel
pomeriggio poi si svolgeva il rito di maggior evidenza, la processione per le
vie del paese con la statua della Vergine portata a spalle, a turno, dalle
ragazze festeggiate. Erano presenti le due confraternite con i paramenti
bianchi e rossi, e tutta la popolazione che recava offerte, di solito in forma
di generi alimentari. Chi se lo poteva permettere acquistava, direttamente dal
sacrestano, e offriva invece i ceri per l’altare.
Al
termine della processione un banditore esperto procedeva all’incanto
dell’offerta, mettendo all’asta quanto donato. Al di fuori dell’ambiente
parrocchiale veniva poi organizzato il ballo delle ragazze, che si protraeva
fino a sera.
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