Venerato alla Cereda il 16 Agosto.
Confessore e pellegrino. Venerato a Parma e Venezia; protettore di chirurghi, farmacisti, becchini, selciatori, pellegrini, viaggiatori; degli armenti e degli animali più umili. Protettore contro la peste e le malattie epidemiche in genere e contro le catastrofi naturali.
Rappresentato con abito, cappello e bastone da pellegrino, mentre mostra una piaga della peste alla coscia; è accompgnato da un cane con una pagnotta in bocca.
Rocco, nato a Montpellier, in Linguadoca, alla fine del XIII secolo in una ricca e nobile famiglia, decise un giorno di donare tutte le sue proprietà ai poveri e partire pellegrino per Roma. Lungo il tragitto, tra Romagna, Marche e alto Lazio si imbatté però in molte località ove infuriava un'epidemia di peste e decise di fermarvisi per portare aiuto agli ammalati.
Raggiunse quindi la città santa dove si fermò alcuni anni, ma poi riprese la strada per il nord. A Piacenza trovò di nuovo il contagio e di nuovo si prodigò in aiuto dei bisognosi, finché anch'egli venne colpito dal terribile male. A questo punto decise di ritirarsi in una località isolata, in riva al Trebbia. Vi sarebbe morto di stenti se il cane di un signorotto dei dintorni non gli si fosse tanto affezionato da rifornirlo ogni giorno con il cibo sottratto alla cucina del suo padrone; costui finì per scoprire l'ammalato e si prese cura di lui sino a portarlo a guarigione.
Ripartì, il santo, alla volta di Novara e del lago Maggiore, ma, secondo la leggenda, giunto nei pressi di Angera fu scambiato per una spia e incarcerato nella rocca, da cui non sarebbe più uscito: vi morì cinque anni dopo, pare il 16 Agosto del 1327.
Confessore e pellegrino. Venerato a Parma e Venezia; protettore di chirurghi, farmacisti, becchini, selciatori, pellegrini, viaggiatori; degli armenti e degli animali più umili. Protettore contro la peste e le malattie epidemiche in genere e contro le catastrofi naturali.
Rappresentato con abito, cappello e bastone da pellegrino, mentre mostra una piaga della peste alla coscia; è accompgnato da un cane con una pagnotta in bocca.
Rocco, nato a Montpellier, in Linguadoca, alla fine del XIII secolo in una ricca e nobile famiglia, decise un giorno di donare tutte le sue proprietà ai poveri e partire pellegrino per Roma. Lungo il tragitto, tra Romagna, Marche e alto Lazio si imbatté però in molte località ove infuriava un'epidemia di peste e decise di fermarvisi per portare aiuto agli ammalati.
Raggiunse quindi la città santa dove si fermò alcuni anni, ma poi riprese la strada per il nord. A Piacenza trovò di nuovo il contagio e di nuovo si prodigò in aiuto dei bisognosi, finché anch'egli venne colpito dal terribile male. A questo punto decise di ritirarsi in una località isolata, in riva al Trebbia. Vi sarebbe morto di stenti se il cane di un signorotto dei dintorni non gli si fosse tanto affezionato da rifornirlo ogni giorno con il cibo sottratto alla cucina del suo padrone; costui finì per scoprire l'ammalato e si prese cura di lui sino a portarlo a guarigione.
Ripartì, il santo, alla volta di Novara e del lago Maggiore, ma, secondo la leggenda, giunto nei pressi di Angera fu scambiato per una spia e incarcerato nella rocca, da cui non sarebbe più uscito: vi morì cinque anni dopo, pare il 16 Agosto del 1327.
Për S. Ròch ij risc ä tir dë s-ciòp. A S. Rocco i ricci, e soprattutto le castagne, sono ormai a un tiro di schioppo, cioè in via di maturazione.
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