A OMEGNA E NEL CUSIO
Premesso che a Omegna esistono tre istituti statali di istruzione superiore, più precisamente il Piero Gobetti, con i corsi di liceo scientifico e di liceo artistico, l’Istituto Tecnico Commerciale, con i corsi per ragionieri e per periti aziendali corrispondenti in lingue estere (PACLE) e l’istituto professionale Carlo Alberto Dalla Chiesa, con i corsi per tecnici delle industrie elettriche, meccaniche e dell’abbigliamento e moda. E’ poi in fase di costituzione un centro permanente per l’istruzione degli adulti.
I recenti provvedimenti governativi in tema di istruzione hanno riportato alla ribalta lo spinoso problema del sottodimensionamento di alcune delle scuole superiori cittadine. Va ricordato che le normative vigenti prevedono che le istituzioni scolastiche possano godere di autonomia amministrativa – cioè avere una propria presidenza, una segreteria e, soprattutto un bilancio autonomi - soltanto se contano almeno 500 allievi iscritti (600 in una precedente versione legislativa), numero che viene ridotto a 300, con deroga temporanea, nelle zone di montagna come la nostra. A Omegna sia il Dalla Chiesa che l’ITC PACLE non soddisfano tali condizioni, ormai da alcuni anni.
L’amministrazione provinciale, competente in materia su delega della regione Piemonte, è recentemente intervenuta in situazioni simili accorpando alcune scuole. E’ dell’anno scorso l’operazione che ha riunito in un’unica istituzione gli istituti Marconi e Galletti a Domodossola; poco prima si era proceduto in modo analogo a Verbania con il Ferrini e il Franzosini. Precedentemente erano stati formati vari istituti comprensivi riunendo scuole di ordine diverso. Significativo a tale proposito è il caso dell’Innocenzo IX di Crodo, che accorpa tutte le scuole delle valle Antigorio, dalle materne alle superiori. In questo modo è stato possibile mantenere, e in alcuni casi ampliare, l’offerta formativa e il servizio agli utenti.
Il tema del sottodimensionamento dei due istituti omegnesi è stato richiamato tanto dall’assessore provinciale all’istruzione, Liliana Graziobelli che dalla dirigente dell’Ufficio Scolastico Provinciale (ex provveditorato agli studi) di Verbania, Franca Giordano nel corso della conferenza tenutasi a Baveno lo scorso 20 ottobre alla presenza dei dirigenti scolastici e dei sindaci dell’intera provincia. In particolare è stato ricordato in quell’occasione che le due scuole non potranno rimanere ancora a lungo in tale situazione, quindi il loro accorpamento ad altri istituti è solo questione di tempo. Inoltre anche il liceo Gobetti, con poco più di 300 iscritti, si potrà ritenere salvo solo fin tanto che vigerà il regime di deroga. In una fase successiva l’amministrazione provinciale ha poi deliberato il rinvio di ogni decisione in merito ai dimensionamenti al prossimo anno scolastico, mentre corre voce che dirigenti scolastici di istituti siti a Verbania e Domodossola stiano esercitando pressioni affinché le scuole omegnesi vengano accorpate alle loro sulla base – si suppone – di una corrispondenza negli attuali indirizzi di studi.
E’ evidente però che far dipendere gli istituti di Omegna da scuole di altre città comporterebbe forti disagi per l’utenza e probabili problemi per l’erogazione del servizio. In altre città, infatti sarebbero situati gli uffici direzionali e di segreteria, ai quali docenti, studenti e famiglie devono continuamente far capo per l’organizzazione del lavoro e per lo svolgimento di ogni tipo di pratica. Viene da chiedersi inoltre quale attenzione, in termini di assegnazione delle risorse e di ‘presenza’ della dirigenza, possa venire dedicata a delle sedi che diverrebbero di fatto succursali – e per certi versi concorrenti – di quelle principali.
A fronte di queste premesse, ci permettiamo allora di avanzare una proposta che consenta al territorio del Cusio di mantenere e fors’anche ampliare l’offerta formativa superiore diretta alla propria popolazione.
I problemi si potrebbero risolvere riunendo tutti gli istituti omegnesi – liceo, istituto commerciale e istituto professionale, nonché il costituendo centro territoriale per la formazione degli adulti – in un’unica scuola, con la forma di Istituto di Istruzione Superiore (IIS). Verrebbe creata una struttura con più di 600 allievi, un’unica presidenza e un‘unica segreteria, soddisfacendo in tal modo le indicazioni ministeriali, anche nell’eventuale caso di soppressione della vigente deroga per i territori montani.
Una scuola di questo tipo, non più vincolata ad uno specifico settore formativo, potrebbe mantenere tutti i corsi esistenti ed eventualmente crearne di nuovi, in linea con le richieste del mercato del lavoro e, ancora una volta, con le indicazioni nazionali.
L’istituto sarebbe dislocato sulle sedi esistenti e nel nuovo edificio liceale – tutti situati a poche decine di metri di distanza l’uno dall’altro, in una ideale ‘cittadella degli studi’ che comprenderebbe anche il centro di formazione professionale, la biblioteca civica e il Forum – e usufruirebbe dei servizi già esistenti (palestre, mensa, auditorium e quant’altro). Resterebbe da definire la collocazione degli uffici unificati di presidenza e segreteria che, nella situazione sopra illustrata, potrebbero stare indifferentemente in uno qualunque degli edifici, liberando così locali negli altri.
Anche l’impiego delle risorse – umane e materiali – ne trarrebbe sicuro giovamento, permettendo un più semplice ed elastico scambio di insegnanti e personale non docente e la messa a disposizione di tutti i corsi dei laboratori, biblioteche, attrezzature, materiali attualmente dispersi e in genere insufficienti.
Si aggiunga poi che almeno una delle scuole omegnesi è accreditata al sistema regionale per la formazione professionale, cosa che la mette in grado di erogare servizi di formazione anche diversi da quelli previsti dallo stato. Una possibilità sin ora poco sfruttata, ma che giocata su un sistema più ampio permetterebbe di fare della città un polo culturale ad ampio spettro, attirando probabilmente utenti anche dai territori circostanti.
Un’altra possibilità sarebbe poi la ‘verticalizzazione’, cioè la creazione di più istituti comprensivi, che riuniscano quindi scuole materne, elementari, medie e superiori. E’ la soluzione adottata per la valle Antigorio, scelta obbligata in quel caso, non essendovi altre possibilità, scelta di cui è però facile scorgere i difetti intrinseci e quindi da scartare, a nostro avviso, ove si possano individuare strategie più razionali. A questo proposito si tenga presente come le direzioni didattiche e le scuole medie del Cusio, ove non già verticalizzate, abbiano i numeri per continuare a costituire entità autonome e che sarebbe quindi assurdo smembrarle per formare altre ‘cose’.
In ogni caso è importante che la provincia, delegata a decidere in merito, apra da subito un tavolo di discussione con tutte le componenti del territorio e si predisponga a scelte che del territorio, delle sue vocazioni e delle sue esigenze – e non dei capricci di questo o quel dirigente scolastico – tengano conto.
Mi rendo conto di come l'argomento di questo post non sia di stretto interesse casalese, ma il problema è serio e merita attenzione. Pertanto chiedo scusa ai miei quattro o cinque affezionati lettori per "l'invasione di campo".
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