Patrono di falegnami, carpentieri, operai e padri di famiglia era festeggiato tradizionalmente il 19 marzo, mentre nel nuovo calendario lo ritroviamo al 1 maggio, festa dei Lavoratori.
Del padre putativo di Gesù parlano ben poco i testi evangelici ufficiali; apprendiamo da questi la sua discendenza regale, dalla stirpe di Davide, e il suo mestiere di falegname, ma in pratica null’altro. Molto più prodighi di notizie dal sapore di leggenda sono invece i vangeli apocrifi, soprattutto il Protovangelo di Giacomo, che lo descrive come un anziano possidente, vedovo e con figli, che un giorno sarebbe stato convocato con altri uomini della sua stessa condizione presso il tempio, per trovare marito ad una fanciulla dodicenne, Maria, allevata dai sacerdoti. Gli uomini vedovi dovevano allora portare sempre un lungo bastone quale segno della loro condizione; il gran sacerdote raccolse tutti i bastoni dei convenuti, li benedisse e quindi li restituì ai relativi proprietari. Quando Giuseppe impugnò il suo, questo improvvisamente fiorì (secondo altre versioni ne uscì una colomba che gli si andò a posare sulla spalla) e tale fu il segno divino in base al quale la Vergine gli fu data in sposa; il bastone fiorito è il simbolo con il quale il santo viene normalmente rappresentato.
Il suo culto è largamente diffuso anche da noi. Sue immagini sono presenti su numerose cappellette devozionali, ad esempio la cappella Camona, in via Fratelli Nolli, a Casale, a fianco della Madonna Nera, la Vergine d’Oropa. Statue di san Giuseppe si possono ammirare nelle chiese parrocchiali di Montebuglio e Casale e se ne ricorda una anche a Ramate. Una bella rappresentazione di tutta la Sacra Famiglia si trova invece nella cappella Bottamini, al Motto, all’imbocco dell’antica strada pedonale per Tanchello e Montebuglio.
Doveroso è poi ricordare la lunga presenza delle monache dell’Ordine Giuseppino all’asilo di Casale e in quello di Ramate.
Del padre putativo di Gesù parlano ben poco i testi evangelici ufficiali; apprendiamo da questi la sua discendenza regale, dalla stirpe di Davide, e il suo mestiere di falegname, ma in pratica null’altro. Molto più prodighi di notizie dal sapore di leggenda sono invece i vangeli apocrifi, soprattutto il Protovangelo di Giacomo, che lo descrive come un anziano possidente, vedovo e con figli, che un giorno sarebbe stato convocato con altri uomini della sua stessa condizione presso il tempio, per trovare marito ad una fanciulla dodicenne, Maria, allevata dai sacerdoti. Gli uomini vedovi dovevano allora portare sempre un lungo bastone quale segno della loro condizione; il gran sacerdote raccolse tutti i bastoni dei convenuti, li benedisse e quindi li restituì ai relativi proprietari. Quando Giuseppe impugnò il suo, questo improvvisamente fiorì (secondo altre versioni ne uscì una colomba che gli si andò a posare sulla spalla) e tale fu il segno divino in base al quale la Vergine gli fu data in sposa; il bastone fiorito è il simbolo con il quale il santo viene normalmente rappresentato.
Il suo culto è largamente diffuso anche da noi. Sue immagini sono presenti su numerose cappellette devozionali, ad esempio la cappella Camona, in via Fratelli Nolli, a Casale, a fianco della Madonna Nera, la Vergine d’Oropa. Statue di san Giuseppe si possono ammirare nelle chiese parrocchiali di Montebuglio e Casale e se ne ricorda una anche a Ramate. Una bella rappresentazione di tutta la Sacra Famiglia si trova invece nella cappella Bottamini, al Motto, all’imbocco dell’antica strada pedonale per Tanchello e Montebuglio.
Doveroso è poi ricordare la lunga presenza delle monache dell’Ordine Giuseppino all’asilo di Casale e in quello di Ramate.
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