Volentieri pubblichiamo due contributi fattici pervenire in occasione delle esequie di Pio Calderoni, casalese scomparso il 20 gennaio 2009 all’età di 92 anni.
La redazione e l’intera comunità esprimono a parenti ed amici le loro più sentite condoglianze.
IL SALUTO DEI PARENTI
Crediamo che per tutti noi, credenti o non credenti, sia doveroso ricordare oggi quest’uomo, per la testimonianza di vita che ci ha dato.
Alpino in Russia, nell’orrore della ritirata del gennaio 1943, ha probabilmente sentito una mano che lo ha accompagnato a casa.
Per lui, quella mano era sicuramente la mano della Provvidenza di Dio, perché nemmeno un mese fa, ci ricordava ancora che ritornato a Casale, è passato prima dalla chiesa e poi è andato a casa sua.
La saggezza popolare dice: “aiutati che il cielo ti aiuta” e così lui ha saputo fare, e sarebbero tanti gli esempi.
Ci piace ricordare che mentre si lasciava prendere per mano dalla Provvidenza, in mezzo all’inverno della steppa, gelida ma nello stesso tempo inferno, seguiva a piedi i binari del treno e, contando le traversine, ipotizzava quanto tempo avrebbe impiegato ad arrivare a casa.
Al ritorno, la prima prova visibile delle sofferenze subite erano i suoi 45 chili e il fatto in un primo momento addirittura non l’avessero riconosciuto.
Ancora oggi, mentre l’orrore della guerra non cessa di presentarsi ai nostri occhi, la sua lezione di storie umane è dunque di estrema attualità.
Per questo tutti noi, non solo i congiunti, ma la comunità intera, abbiamo perduto qualcosa di importante, perché un anziano che muore, oltre ad essere un uomo, un marito, un padre, un nonno, è anche una biblioteca che brucia, come qualcuno ha scritto.
Ma, tra le tante, c’è anche un'altra immagine essenziale che crediamo valga la pena ricordare di quest’uomo. Nell’epoca in cui il male viene sempre gridato ed esaltato ai quattro venti, basta accendere la televisione, spesso ci dimentichiamo dell’esistenza del bene, perché è proprio vero che fa più rumore un solo albero che cade che una intera foresta che cresce.
Lui ha lavorato e pregato e anche se le due cose passano inosservate, perché non fanno rumore, è alle persone come lui ed alla loro testimonianza che dobbiamo tutti qualcosa, anche per questo lo ringraziamo.
I suoi famigliari
IL SALUTO DI UN EX COMMILITONE
Caro Pio,
chi ti saluta è uno dei pochi rimasti di quella che fu la grande famiglia dell’Azione Cattolica casalese.
Sei stato di esempio per tutti noi, per la tua grande umiltà e fede e per tutto questo ti dico: “Grazie”.
Oggi ho rimesso il mio cappello alpino, ricordando che fummo insieme in quei primi giorni di naja, nel marzo del 1940, in quel di Casale Monferrato, che ti portò poi a concludere quel servizio nella triste tragedia della campagna di Russia.
Tante cose vorrei qui ricordare, ma lo faremo insieme, quando ci ritroveremo nell’aldilà.
Parenti e amici che oggi ti ricordano con affetto per l’esempio di grande padre, di ottimo cittadino, ma soprattutto di grande cristiano, ringraziano il Signore.
Io ti dico: “Ciao, Pio. Arrivederci.”
Tognin
La redazione e l’intera comunità esprimono a parenti ed amici le loro più sentite condoglianze.
IL SALUTO DEI PARENTI
Crediamo che per tutti noi, credenti o non credenti, sia doveroso ricordare oggi quest’uomo, per la testimonianza di vita che ci ha dato.
Alpino in Russia, nell’orrore della ritirata del gennaio 1943, ha probabilmente sentito una mano che lo ha accompagnato a casa.
Per lui, quella mano era sicuramente la mano della Provvidenza di Dio, perché nemmeno un mese fa, ci ricordava ancora che ritornato a Casale, è passato prima dalla chiesa e poi è andato a casa sua.
La saggezza popolare dice: “aiutati che il cielo ti aiuta” e così lui ha saputo fare, e sarebbero tanti gli esempi.
Ci piace ricordare che mentre si lasciava prendere per mano dalla Provvidenza, in mezzo all’inverno della steppa, gelida ma nello stesso tempo inferno, seguiva a piedi i binari del treno e, contando le traversine, ipotizzava quanto tempo avrebbe impiegato ad arrivare a casa.
Al ritorno, la prima prova visibile delle sofferenze subite erano i suoi 45 chili e il fatto in un primo momento addirittura non l’avessero riconosciuto.
Ancora oggi, mentre l’orrore della guerra non cessa di presentarsi ai nostri occhi, la sua lezione di storie umane è dunque di estrema attualità.
Per questo tutti noi, non solo i congiunti, ma la comunità intera, abbiamo perduto qualcosa di importante, perché un anziano che muore, oltre ad essere un uomo, un marito, un padre, un nonno, è anche una biblioteca che brucia, come qualcuno ha scritto.
Ma, tra le tante, c’è anche un'altra immagine essenziale che crediamo valga la pena ricordare di quest’uomo. Nell’epoca in cui il male viene sempre gridato ed esaltato ai quattro venti, basta accendere la televisione, spesso ci dimentichiamo dell’esistenza del bene, perché è proprio vero che fa più rumore un solo albero che cade che una intera foresta che cresce.
Lui ha lavorato e pregato e anche se le due cose passano inosservate, perché non fanno rumore, è alle persone come lui ed alla loro testimonianza che dobbiamo tutti qualcosa, anche per questo lo ringraziamo.
I suoi famigliari
IL SALUTO DI UN EX COMMILITONE
Caro Pio,
chi ti saluta è uno dei pochi rimasti di quella che fu la grande famiglia dell’Azione Cattolica casalese.
Sei stato di esempio per tutti noi, per la tua grande umiltà e fede e per tutto questo ti dico: “Grazie”.
Oggi ho rimesso il mio cappello alpino, ricordando che fummo insieme in quei primi giorni di naja, nel marzo del 1940, in quel di Casale Monferrato, che ti portò poi a concludere quel servizio nella triste tragedia della campagna di Russia.
Tante cose vorrei qui ricordare, ma lo faremo insieme, quando ci ritroveremo nell’aldilà.
Parenti e amici che oggi ti ricordano con affetto per l’esempio di grande padre, di ottimo cittadino, ma soprattutto di grande cristiano, ringraziano il Signore.
Io ti dico: “Ciao, Pio. Arrivederci.”
Tognin
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