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domenica 24 settembre 2017

In ricordo di Bruno Richetti

Dai Bonìn, tirän su vunä… Era l’invito che mi rivolgeva il Bruno praticamente ogni volta che ci incontravamo - memore della mia militanza nel coro della Taurinense e del mio passato di ricercatore nel campo della musica popolare – agli incontri degli Alpini o a qualche cena di paese. O ancora quando ci fermavamo a casa sua durante il tradizionale giro del Cantar Maggio. Sembrava tutto tranquillo, a quell’ora di notte, ma dopo le prime due strofe la serranda dell’autorimessa si alzava e lui compariva - magari in desabillé, ma con la ‘penna’ in capo – e scoprivi che aveva preparato il tavolino con le debite ‘munizioni da bocca’ per rifocillare i cantori. E allora attaccavamo, di solito con “Agli uomini da bere vin sincero alfin si versi; l’acqua è fatta pei perversi e ‘l diluvio lo dimostrò”. E poi via, di pezzo in pezzo, fino a “Motorizzati a piedi, la penna sul cappel, lo zaino affardellato, l’Alpin l’è sempre quel”.
Poi il morbo del tremore gli ha progressivamente tolto l’uso delle gambe e della memoria, ma non la voglia di vivere e cantare. Ci piace ricordarlo così, Bruno Richetti; il volontario della Società Operaia e del circolo Arci e dell’Anpi, componente appassionato del coro Monte Massone di Luzzogno e amico fraterno del Carlin Poletti - per anni direttore del coro Stella Alpina di Berzonno - che ha preceduto il suo ‘andare avanti’ solo di pochi mesi.
Ciao, Bruno. Ricordati dei tuoi Alpini mentre canti nel grande coro del Paradiso.




(nella foto allegata Bruno Richetti, a destra, mentre canta in compagnia di Claudio Pizzi, allora sindaco di Casale, e di barba Bonin)

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